Ho comprato questo libro per disperazione. Non ne potevo più di avere il cervello sempre in moto, di non riuscire a fermarlo, di non essere capace a rilassare i neuroni. Poi ho capito che ero continuamente fuori tempo.
Ero
nel passato, a ricordare gli eventi successi, a ripetere i dialoghi per
reimpostarli e raccontarmi “Avrei potuto dire questo” oppure “Avrei potuto fare
quest’altro”, a ripensare ai ricordi, all’infanzia, all’adolescenza. E a
domandarmi perché. Perché quel gesto? Perché quelle parole?
Oppure
ero nel futuro, a progettare la mia esistenza, a programmare le giornate, le
settimane, i mesi e gli anni. A pensare agli obiettivi da conseguire, da
inseguire, da realizzare.
Quando
in libreria ho afferrato questo libro “Essere nel presente” ho pensato:
“Quindi, esiste un tempo presente!”. Era la mia salvezza. E fu la mia salvezza.
Da quel libro, si è aperto un mondo nella direzione della crescita spirituale.
Ho
imparato che la mente non è possibile fermarla, ma è possibile rallentarla. Per
esempio, spostando l’attenzione all’interno del nostro corpo. Ho imparato ad
ascoltare la paura, a vedere la paura, ad entrare nella paura. E più ero
orientata al futuro, più avevo paura. Che fatica!
Quando,
invece, ero sincronizzata col passato, scattava la colpa di cose dette o non
dette, di cose fatte o non fatte. Ho scoperto che si può entrare nel dolore
della colpa, per liberarsene.
L’ego
genera emozioni e comportamenti: se provi rabbia, ti comporti da vittima della
vita; se provi invidia, ti muovi credendo di essere inferiore; se provi paura,
agisci in modo spaventato; se ti senti in colpa, vai in giro sentendoti
colpevole. E quindi, corriamo, come un coniglio dietro la carota che l’ego ci
sventola sotto il naso.
Con
questo libro, ho scoperto che esiste un
tempo “presente”. Ho imparato a “stare nel presente”. Ho scoperto che il
presente è una cosa meravigliosa, perché la paura si dissolve, così come la
rabbia, il dolore e la colpa. E sopraggiungono la gioia e la fiducia.
Ho
applicato “l’essere presenti” alle piccole azioni quotidiane: mangiare, fare la
spesa, leggere, parlare con gli altri, osservare gli altri.
Ho
conosciuto Marina Borruso ad una conferenza e quando l’ho vista ho avvertito un
senso di pace.
Ma
come si fa ad essere presenti? Ascoltando il corpo, invece della mente.
Sentire, invece di pensare. Osservare senza giudizio, invece di criticare.
Facile?
Per niente. Ci vuole impegno e costanza. Poi ci si abitua. E non si torna più
indietro. La consapevolezza ti porta avanti.
Ti fa evolvere.
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