Scrivo “Sfide”, perché è da quando sono nata che mi batto per ottenere una vita migliore, rispetto ad un'esistenza a cui ero stata predestinata.
Sono nata a Ruffano, un paese collinare della provincia di Lecce e sono la quinta di sei figli. Padre emigrante e madre casalinga. Tanti disagi economici e tanta rabbia per una situazione che non avevo scelto. D'altronde, quando nasci non scegli con chi nascere, anche se i fisici quantistici sostengono che scegliamo la nostra famiglia. Quindi, se l’ho scelta ci sarà un perché.
1a Sfida: volevo diventare una persona che studiando avrebbe migliorato il proprio livello di conoscenza.
Così ho iniziato a lavorare per potermi pagare un diploma di scuola superiore, facendo di tutto: le pulizie, la commessa, l’operaia e davo lezioni di ragioneria. Se non avessi saputo che la vita sarebbe stata così dura, non avrei lottato per diventare una persona migliore. E così mi sono adoperata a leggere. Leggevo di tutto: libri di psicologia, sul funzionamento del cervello e sulle dinamiche personali. Volevo stare bene e uscire da una condizione economica che non avevo scelto. O forse sì.
2a Sfida: volevo laurearmi.
Semplice? Macché. Nessuno in casa mia aveva un titolo superiore alla terza media e bisognava lavorare per portare avanti la famiglia, contribuendo alle spese di casa. Sicché la laurea andava a rompere gli schemi famigliari di una famiglia che a stento aveva da mangiare. Quindi, lotta con la famiglia per far comprendere che “studiare è un investimento” e che amavo farlo sin da quando avevo iniziato a leggere e scrivere.
3a Sfida: lavorare in università.
Quante risate in faccia ho ricevuto. E sorrisi aperti. Della serie: questa è tutta suonata. Eppure io ero convinta che quella sarebbe stata la mia strada, perché volevo insegnare ciò che avevo appreso e volevo trasmettere le mie conoscenze. Sapevo di poter dare qualcosa agli altri con l’insegnamento e l’università era proprio una sfida. Soprattutto se non sei figlia di professori.
4a Sfida: scrivere.
Avevo voglia di esprimermi con la scrittura e già scrivevo da sempre. Solo che non avevo mai sistematizzato nulla. Scrivevo poesie, diari e poi gettavo tutto via, senza dare fiducia alla mia espressione. Un giorno mi illuminai e pensai che era arrivato il momento di dare fiducia alla mia mano. Perciò, iniziai a scrivere senza buttare via il contenuto. Quello scritto diventò una fiaba, Il Bilancio dei desideri. Molte persone l’hanno letta e mi hanno ringraziata per aver trasmesso qualcosa che li ha portati a cambiare la loro esistenza. E io sono grata a loro per avermi dato la possibilità di ringraziarli.
Perché quando scrivi non devi buttare via nulla.
C’è sempre qualcuno nel mondo, da qualche parte, che ha bisogno di quelle parole.
Grazie a chi ha bisogno delle mie parole.